Focus sul Ruchè

 

Il Ruchè è un vitigno autoctono semi aromatico a bacca rossa originario di Castagnole Monferrato. Sebbene le sue origini siano ancora avvolte nel mistero a causa della mancanza di documenti storici al riguardo, recentemente è stato effettuato uno studio sul dna del vitigno dall’Università di Torino, che ha evidenziato come il Ruchè sia il risultato di un incrocio spontaneo – naturale di due vitigni, la Croatina e la Malvasia aromatica di Parma.


Il Ruchè fino agli anni 60 del Novecento, veniva prodotto in piccolissime quantità dalle singole famiglie del paese ed era considerato il vino per le festività, da stappare in occasione dei momenti importanti. A causa dell’alta concentrazione zuccherina e delle scarse tecnologie di cantina, spesso non veniva portata a termine la fermentazione alcolica e quindi il vino risultava dolce (cosa che ormai non avviene più).
Il vero cambiamento avviene a fine anni 60 quando arriva in paese un nuovo giovane parroco, Don Giacomo Cauda, il quale oltre a svolgere i suoi doveri religiosi, aveva una passione sfrenata per la campagna e il lavoro nelle vigne. Egli scopre in alcuni terreni di proprietà della parrocchia alcune viti di questa varietà di uva a lui totalmente sconosciuta. Prova a coltivarla e fare la prima vinificazione e viene folgorato dalla bontà di questo vino. Decide di dedicarsi alla riscoperta e al rilancio di questo antico vitigno e, grazie anche al lavoro degli altri vignaioli del paese, riesce a promuoverlo e a imbottigliarlo creando un vero e proprio brand, Il Ruchè del Parroco.


Da quel momento il ruchè è in costante ascesa, nel 1987 ottiene la Doc e nel 2010 la Docg. Oggi il Ruchè vede una crescita annua intorno al 20% e sta conquistando sempre più fette di mercato nazionale ed internazionale.
L’area di produzione del Ruchè si trova nel territorio di 7 comuni confinanti: Castagnole Monferrato ( che dà il nome alla Docg ), Montemagno, Grana, Scurzolengo, Portacomaro, Viarigi e Refrancore.


Il vino si presenta di coloro rosso rubino, al naso si notano nettamente profumi floreali, più precisamente rosa e violetta. All’assaggio è molto complesso, predominanti sono i sentori di frutta rossa, soprattutto fragola e ciliegia, molto netta è la speziatura, fino ad arrivare ad un finale con un sentore di liquirizia. I tannini sono morbidi e l’acidità non troppo marcata. È un vino che si abbina perfettamente ai piatti della tradizione piemontese come agnolotti o bagna cauda, oppure a carni e formaggi; ha un notevole successo sui mercati asiatici grazie alla sua speziatura che gli permette di essere abbinato egregiamente ai piatti speziati della cucina orientale.